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TECNOLOGIA – È MORTO L’INVENTORE DEL “COPIA INCOLLA” LARRY TESLER 

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Oggi parliamo del copia incolla, e del suo papà

Il “cut and paste”, il copia incolla digitale dei documenti di oggi, esisteva in realtà già nel passato. Scribi e amanuensi raschiavano e riusavano vecchie pergamene, i manoscritti ebraici del Medio Evo erano spesso di qualità inferiore a quelli dei cristiani per la repressione culturale vigente e dunque ecco il necessario “cut and paste”, una levigata di precisione e il testo cambiava. Anche in tipografia classica, con le righe di piombo delle linotype del ‘900, era possibile il “copia e incolla”, il tipografo tagliava con le pinze l’accento da “è”, voce del verso essere, rendendolo innocua congiunzione “e”. E prendeva le righe avanzate da una colonna del giorno prima, note di Borsa o formazioni di calcio, per riprodurle senza sforzo. Il “copia e incolla” perfetto di cui noi godiamo, al computer o al cellulare, ha però un padre assai più tecnologico, l’informatico americano Lawrence “Larry” Tesler.

Copia incolla, ecco chi l’ha inventato 

Bene, è doveroso dichiarare che le parole ascoltate fino ad ora non sono le mie, ma appartengono a Gianni Riotta. Sono l’incipit del suo articolo apparso oggi sulla Stampa e che ho ripreso in non più di due secondi, grazie appunto a quella combinazione di tasti – ctrl C, ctrl V – inventata da Lawrence Gordon Tesler. Perché parliamo di lui? Perché purtroppo è scomparso. 

Tesler ci ha lasciati lunedì scorso, a quasi 75 anni di età: li avrebbe compiuti il prossimo 24 aprile, giorno in cui nel 1945 era nato a New York. Come si dice in questi casi, è uno di coloro che ha scritto la storia dell’informatica. E no, non l’ha copiaincollata, le battute in questo caso sono inopportune: l’ha proprio scritta, perché a Stanford è uno di quelli che negli anni Sessanta, immerso nella “Controcultura” che germina allora in California alla ricerca di un’innovazione permanente,  studia e si specializza nell’interazione tra uomo e computer. E nel 1973, nei laboratori del centro di ricerca Xerox a Palo Alto, progetta la prima interfaccia grafica per sostituire i comandi testuali.

Il copia incolla come frutto di una visione

Tesler a Palo Alto resta sette anni, ed è lì che ha l’idea vedendo tutti quegli editor che, per spostare parti di un testo dattiloscritto, si armano di forbici, tagliano frasi e parole e le riappiccicano in altri punti con lo scotch. La lampadina lo illumina, e grazie all’aiuto del collega Timothy Mott elabora la funziona copia incolla. Tesler e Mott ci arrivano lavorando a quella che oggi chiameremmo usabilità, cioè il maggior o minore grado di facilità nell’utilizzare i nostri dispositivi; insomma l’interazione, che loro già immaginano basata su interfacce grafiche dove le icone rappresentano i documenti sui quali lavorare. Rispetto ai tempi, in cui con i computer si interagiva basandosi su interfacce testuali, è un balzo in avanti di decenni. 

Ma nei paraggi di quella che diventerà la Silicon Valley si aggira un tizio bizzarro. Uno che non ha mai finito gli studi e che non sapendo cosa fare ha seguito un corso di calligrafia. Si chiama Steve Jobs, ha una sua società – Apple computer – e vede in Tesler un talento. Jobs sa essere persuasivo, sa disegnare scenari entusiasmanti, e il buon Larry decide: addio Xerox, passo alla Mela. Ci resta fino al 1997, diciassette anni di stretta collaborazione con il geniale fondatore, e se vogliamo trovarne un simbolo sicuramente è l’apparire della combinazione Mela (Comand) C – Mela V sul computer Lisa 1983 e sul primo Macintosh (1984). 

copia incolla

Copia incolla: Tesler dopo la Apple 

Il resto è nota biografica. Tesler nel 2001 avvia una collaborazione con Amazon, nel 2005 entra in Yahoo, dal 2008 si dedica prevalentemente a consulenze. Rimarrà nella storia come l’uomo del copia incolla, ma sarebbe un torto pensare sia stato solo quello. Perché quel gesto semplice, per noi scontato, e senza il quale la nostra vita non sarebbe stata così facile – questo è il senso del Tweet con cui Xerox l’ha ricordato dopo la morte – quel gesto non sarebbe mai nato se dietro non ci fosse stato un uomo capace di guardare oltre il paesaggio dell’immediato. 

Quindi addio, Tesler. E grazie.

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